tokyo adidas
Foto mosse,  In viaggio con il Portinaio,  L'altro Mondo,  Videocracy

TOKYO GA (Prima parte)

Stamattina a colazione c’erano i Critters.
Quello dietro di me ruminava come una mucca e faceva dei rumori assurdi. Vederlo mangiare pesce secco e alghe alle 8 era da voltastomaco.
Ma ormai mi sono abituato ai compartamenti degli orientali. E so anche riconoscerli, non è vero che sono tutti uguali.
I filippini sono un pochino più bassi, spesso sono lesbiche, parlano come un ritornello di una canzone dello Zecchino d’oro e si vestono male. I cinesi fanno casino, sono un pochino più alti, sputano e si vestono male, i giapponesi hanno i denti come gli squali, hanno il collo sempre piegato in avanti per guardare il cellulare e a volte hanno delle scarpe di merda.
Noi italiani dovremmo essere orgogliosi del nostro paese. Almeno ci vestiamo meglio! 😛
Nella hall due malesiane si fanno i selfie davanti al nuovo allestimento floreale: una spiaggia finta con un ombrellone cinese fucsia e dei fiori di ciliegio di stoffa. Hanno un abito così sintetico che sparano raggi elettrostatici per mezzo hotel. Si mettono in posa come le modelle e aprono un po’ la gonna per mostrare il ricamo di dubbio gusto.
Meno male che è un hotel a 4 stelle, perchè qui ci sono dei cafoni e delle grezze che manco nei villaggi a Sharm.
Gente che si gratta le parti intime, che va in giro in ciabatte, che tossisce sugli specchi e che rutta a tavola. A colazione rubano le brioches come dei morti di fame e si riempiono il piatto come se non avessero mai mangiato in vita loro.
Io prendo una tazzina di latte con il caffè, una ciotolina per gatti di Kellog’s e un po’ di uova strapazzate per affrontare la giornata con energia e felicità. Poi mi si piantano sullo stomaco e ho i crampi per due ore.
Oggi è l’ultimo giorno a Tokyo e mi sembra la fine del mondo, non vedrò più i negozi di gadget, le calzine, le ragazzine che si trascinano per strada su tacchi troppo alti, le lucette,…vabbè mi fermo qui sennò inizio già a piangere.
Purtroppo o per fortuna mi tocca usufruire della guida, che è stata pagata gentilmente dalla Onitsuka Tiger, ma siccome ho già visto tutto due volte, mi chiedo a cosa mi serva.
L’aspetto nella Hall alle 9.
Inizio a guardare tutte le donne da sole. C’è una con delle zeppe di 80 cm e i piedi gonfi come una porchetta, un’altra che pensa di essere alla settimana della moda, tutta tirata a lustro e truccata come un pagliaccio.
Poi una vecchina, che sembra una suora laica, gonnellone grigio topo abbinato ad una giacca dello stesso colore, foulard fiorato in testa e mocassino con l’air sul tacco.
Fa che non sia lei, assomiglia a Miss Pony di Candy Candy!

“Ciao sono la tua guida per Tokyo, piacere Yumiko, cosa vuoi vedere?”

Merda!! Adesso scappo o faccio finta di avere un blocco intestinale.
Parla velocissimo. Ha il tesserino di Guida ufficiale per Tokyo, Kyoto e tutto il Giappone. Parla inglese, francese e italiano e ha l’ansia da prestazione.
Sarebbe capace di farmi vedere tutta la città in due ore.

“Vuoi andare al tempio Senso Ji?”
“Sta parlando del tempio fondato nell’anno 645?  Il più antico di Tokyo? Ogni anno, circa 20 milioni di persone visitano questo tempio dedicato alla dea Kannon! No, l’ho già visto!”
“Vuoi andare alla Tokyo Tower?”
“Quella costruita nel 1958 sulla copia della Torre Eiffel? Quella dipinta di bianco e arancione internazionale per rispettare le norme di sicurezza aerea? No grazie l’ho già vista!”

Poverina. E’ diventata una guida frustrata in trenta secondi.
Non sapendo cosa dire ha iniziato a raccontarmi dei centri commerciali fuori dalla stazione di Shinjuku.
Io la guardavo con fare spocchioso.

“Questo centro commerciale appartiene ad azienda di linea ferroviaria e vende prodotti tecnologici”
“Interessante!!!!!”
“Questo invece è pieno di ristoranti e negozi dove fare shopping”
“Me lo segno subito sulla mia agendina”
“Domani tu prendi Shinkansen Nozomi, sai cosa vuol dire Nozomi?”
“No! Posso comprare una vocale?”
“Non vuol dire vocale,  significa Speranza”
“Guardi che era una battuta”

L’orario non è proprio quello di punta, ma in stazione c’è un bordello della Madonna,  meno male che indossava il fularino in testa, perché così riuscivo a identificarla anche a trenta metri di distanza.

Dove vuoi andare allora?”
“Mi piacerebbe visitare dei musei”
“Non preferisci andare ad Akihabara?
“No!”
“Ma ci sono le ragazze del Maid Caffè”
“Non m’interessa”
“Hai qualche domanda da farmi?”
“Sì…perché secondo lei delle ragazzine si devono mortificare vestendosi da cameriere sexy facendo dei versi da sceme in un bar?”
“Non so questo è molto strano!”

Siamo tornati a Ueno al Tokyo National Museum.

“Questo è stato progettato da grande architetto francese…Le Corocorgiè”
“Guardi che il National Museum of Western Art che è stato progettato da Le Courbusier!”
“Si quello!”

E meno male che sapeva il francese.

“Sai quanti abitanti fa Tokyo?”
“Più o meno 13 milioni”
“E in quante zone è divisa?”
“Credo 23”
“Vabbè allora infila biglietto qui…”

Infastidita dalla mia aria da sapientino ha passato tutta la giornata a dirmi dove ficcare il biglietto della metro e quala ascensore prendere.

“Ricordati di stare a sinistra sulle scale mobili”
“Ok!”
“Lascia libero il passaggio a destra”
“Ok”
“Non parlare al cellulare in carrozza metro”
“Posso vomitare?”

Adesso la picchio se non la smette di comandarmi.

Ad accoglierti all’ingresso del museo ci sono due Mascotte: una ragazzina vestita di rosa con una foglia verde in testa e un Cazzo!

tokyo national museum

E’ diviso in tanti padiglioni e in altri sottomusei minori.
Contiene oggetti, manufatti, stampe, ventaglietti e tante statuine di Budda.
Il Buddismo arrivò in Giappone nel 6° secolo dopo Cristo dalla Cina, che lo avevo adottato dall’India. Ma ad attenderlo c’era Hello Kitty che distrusse tutti i buoni propositi del Dio ciccione e lo trasformò in un prodotto cross media. Ora puoi trovare anellini, cover del telefono, cartoni animati, fumetti, pasticcini, adesivi, pupazzetti e quant’altro tutti dedicati a Siddhārtha.
I Kakekiju sono quelle specie di rotoli pitturati a mano che si appendono al muro.
Io ne ho a casa uno, molto carino con su un topino e degli ideogrammi. Mia madre me l’ha fatto sparire perché non vuole queste cazzate e soprattutto perché odia i roditori.

Kakekiju giapponese
La cerimonia del the è stata formalizzata attorno al 1600, ma qualcuno ci aveva provato già prima. Poi scoperto l’Estathe lasciò che furono i giapponesi ad occuparsi di questa bevanda al gusto di alito di capretta.
Una saletta del museo è adibita alla collezione di gadget del cugino del re. Praticamente è piena di portachiavi,  pupazzetti e gadget antropomorfi.  Sono qui perché lui è morto, gi altri saranno stati donati ai bambini poveri.
Non c’è molta gente al museo, meglio così. Ho tutto il tempo per osservare le armature dei samurai, le maschere del teatro Noh e le lacche giapponesi.
A mia madre avevo regalato negli anni 90 una porta gioie giapponese con fiori e foglie in lacquerware (lacche in inglese) e mi disse che queste terronate cinesi le facevano ribrezzo. Ora credo sia in cantina a marcire.
Ad ogni sala ti puoi fare un timbrino in basso rilievo sull’agenda o su un foglio che ti danno all’ingresso.
Collezionali tutti! 😛

“Ti piace museo?”
(Che odio quando ti fanno queste domande scontate che presuppongono risposte positive. Sembra mia mamma quando mi chiede – Mi vuoi bene?)

“Ora puoi visitare sala Kimono che è molto interessante e ti fa capire tante cose di questa cultura millenaria”
“C’è anche l’aria Shop?”
“Certo vuoi andare subito?”
“Sì devo controllare una cosa”

E te pareva che non ci fossero i pupazzini delle mascotte del museo! Ma uno può tornare a casa con una cartolina di una geisha e i biscotti a forma di cazzo?

“Hai domande da farmi?”
“Sa dov’è l’area fumatori?”

Sta uscendo pazza! Vorrebbe raccontarmi diecimila cose, ma non riesce a trovare nessun argomento.

“Hai domande da farmi?”
“Lei è religiosa?”
“No! Molti giapponesi si ricordano di religione solo a capodanno, funerale e matrimonio”
“Vuoi che ti porto altro Museo?”
“Andiamo a quella dello fotografia!”.

Altro giro altra corsa.
Siamo finiti ad Ebisu.

“Conosci questa zona? Vuoi farmi domande?
“Certo! E’ nota per la birra!”
“Come lo sai?”
“Sono un alcolizzato e ci sono tracce di vomito ovunque!”
“C’è anche museo di birra…vuoi vedere?”
“No!”

Qui potete trovare il Garden Ebisu Center, una specie di centro commerciale con palazzoni altissimi e parco finto per passare una bella domenica con gli amici. La guida non ha saputo portarmi in un ristorante decente e siamo finiti da Burger King! Volevo strozzarla. Mi sta punendo per la mia superbia.
Meno male che c’è il panino con la salsa teriyaki a tirarmi su il morale. Gli anelli di cipolla in Giappone non sanno di niente e le bibite sono piene di ghiaccio! Sfanculatevi!
Mi sono guardato in santa pace la retrospettiva di Shimooka Renjō, perché in questo museo le guide non sono accreditate, così l’ho lasciata sola all’ingresso come una stronza!
Potevo fuggire da una porta di servizio e liberarmi di lei, invece alla fine mi ha fatto tenerezza e le ho permesso di fare il suo lavoro.

Shimooka Renjō

“Dove vuoi andare adesso?”
“Mi piacerebbe visitare Harajku, non l’ho mai vista!!” 😛
“Io ti porto così ti faccio vedere la via dove stanno le ragazze vestite strano come Cosplay e tutti i negozi alla moda”
“Che bello! Non vedo l’ora!!!!”
“Dietro Harajuku c’è il tempio Meji Jingu Mae che è molto interessante e sta in mezzo al parco di Yoyogi”
“Non lo sapevo!!! “
“Poi puoi visitare Omotesando che ci sono tante marche italiane…tu compri marche italiane?”
“Come no! Sono sempre all’Oviesse!”
“E’ stilista famoso?”

Il suo tempo è scaduto alle 5. Ci siamo salutati in trenta secondi ed è sparita fra la folla. Manco il tempo di dirle grazie!
Ora posso salutare Tokyo come si deve!

Fine prima parte

Il Portinaio

Commenta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.