SHIBUI
Mia san sta per tornare in Italia! Finalmente il trio lescano, formato da me medesimo, la Piera “Lady Disturbia” e la già citata Mia si ricongiungerà come due anni fa!
Mentre attendo con ansia il suo arrivo la seguo su Twitter, che pare vada forte in Giappone.
Entusiasta pubblicizza a parenti, amici e samurai la trasmissione テレビでイタリア語(terebi de itaria go).
Mi ha colpito la risposta di tale “Yopokomayoko” che mi ha definito “Shibui”.
Già pensavo alla traduzione tipo “meridionale”, “tamarro”, “sporco straniero dalle fattezze dell’italiano del sud” o ancora peggio “divetto da 4 soldi”.
Invece mi ha affascinato il significato che ha dato questo sito: Sesshu Toyo
Il termine Shibui è il primo che vorrei spiegare, perché ritengo sia utile per comprendere gli altri e li contenga tutti; ci rimanda ad un’idea di bellezza quasi completamente ignorata, sottovalutata o sconosciuta nel mondo occidentale, dove siamo abituati a farci affascinare da tutto ciò che, anche solo superficialmente, è proporzionato, liscio, senza difetti, dolce; siamo soliti considerare bello qualcosa che coglie immediatamente l’attenzione e non possegga caratteristiche che disturbino la nostra concezione ideale di perfezione, armonia, ordine, bene; siamo abituati infine a conservare ciò che è bello in una vetrina o su un piedistallo, affinché resti immobile, incorruttibile, sempre uguale. In estremo oriente non è così!
Shibui è un aggettivo che letteralmente significa allappante, cioè “che lega la lingua ed il palato”, derivato dal verbo allappare, “allegare i denti, dare alla bocca la sensazione acre che producono i frutti aspri o acerbi”, o il vino rosso tannico, giovane.
Proprio in questa parola, che a noi non comunica nulla, è celato il segreto di quella che per i giapponesi è la suprema bellezza ideale, il sapore del kaki verde.
(Che non sta per cacca verde dei neonati :-P)
Mangiare una cosa aspra ci toglie per un attimo il fiato, e se prima di pensare “che schifo” ci soffermassimo per un attimo a gustare il resto del sapore, probabilmente scopriremo che in fondo è buono, o comunque particolare. Il fascino di una cosa shibui sta proprio in questo suo essere una forza trattenuta, una bellezza nascosta, velata, non sfacciata ma da scoprire, da intravedere poco a poco, da apprezzare in ogni suo aspetto, su cui soffermarsi per lungo tempo anche se basta un attimo per intuirla.
Da una parte, il fatto che questa bellezza che non si fa annunciare, improvvisa ed inaspettata, non sia evidente subito e a chiunque, rimanda alle idee di riservatezza, eleganza aristocratica e compostezza; dall’altra, il suo essere così diffusa e, non appena scoperta, semplice e senza pretese, dispari, spezzata, imperfetta, fa in modo che tutti possano identificarsi in essa; da un’altra parte ancora, il suo essere viva e non immobile ci aiuta ad apprezzare lo scorrere del tempo, il meccanismo del mondo, la verità della natura.
Bellezza ricca di sfumature, che nulla può corrompere o insidiare perché muta ad ogni istante; non necessariamente giovane, proporzionata, liscia, bensì antica, irregolare, ruvida, questa concezione suprema è difficile da delimitare ma può essere descritta con le parole wabi, sabi, yugen, fukinsei, kanso, koko, shizen, daisuzoku, seijaku.
Allora ho ripensato a come mi sentivo, quando la mia creatività era ignorata, quando l’ ambizione altissima cozzava con la bassa autostima e a quando il Portinaio non esisteva e la mia fantasia veniva sfogata solamente su Word!
Non ho mai cercato la perfezione e mai ho voluto essere il migliore.
Le medaglie le lascio agli altri, per me pesano troppo.
Non cerco di erigermi a gran visir di nippolandia, credo che ognuno di noi abbia una suo metro di giudizio per ogni paese che visita.
Nei viaggi bisogna sempre trovare la voglia di tornare, per condividere con le persone le bellezze che si sono scoperte.
Chissà se in Giappone mi guardano? Sicuramente la mia amica Bea si starà sbellicando dal ridere per tutte le volte che ho balbettato e che ho guardato smarrito dentro la telecamera.
Nella mia imperfezione ho cercato di portare un po’ di verità, di come sono io e di come vorrei che fosse il mondo!
Spero che i Giapponesi sappiano apprezzare questo mio improvviso ed inaspettato arrivo!
Ebbene sì mi sento Shibui, anche se preferirei essere a Shibuya!
Il Portinaio
Ps Cari Jappi se però continuate a seguire lui hai voglia a pitturare i vasetti!
11 commenti
Chiara
Stupendo!!!
shatzi
Porti ma quanto sei figo? Che ci fanno gli altri nel programma? Vogliamo una soap sul Porti!!!
LNZ
bel post.
shibui penso che sia il miglior complimento che si possa fare ad un uomo.
tokyonome85
voglio vedere le puntate!!!
Ohurosan
magari ha solo sbagliato a scrivere! Scherzi a parte, son curioso di vedere il tuo programma… Ma non ho idea di dove e come trovare le puntate..
Bea
Beh, faceva furore all’epoca!
Dan (Quello che chiude la Portineria)
Meglio SHIBUI che PIRLA!
P.s.: nella prima immagine eri vestito da Huggy Bear del telefilm “Starsky & Hutch”?
vitty
voglio il dvd 🙂
Portinaio
Io voglio il Dvd di Teneramente Licia! 😛
Bea
Bel post! 😀 Adoro la parola shibui e sono sempre tacciata di scegliere colori shibui (quelli cosiddetti “sporchi”) oppure vestiti e oggetti shibui…non so se pero`sia sempre un complimento!Ah ah ah ah! Anche perche`nella mia testa lo traduco con kitsch-retro`, anche se so che e`diverso…e`intraducibile in italiano!!! 😀
A me per spiegarmelo mi hanno detto di pensare, ad esempio, a un cantate molto figo in voga una o due geenrazioni fa, ma che proprio per questo ogg e`shibui, come per dire un tipo di bellezza passata, una sottobellezza! Vabe`, basta fare gli intellettualoidi.
Volevo solo sapere…ma chi e` che ha fatto quelle foto stupende!!!????Ah ah ah ah ah ah ah!!!
Portinaio
Bea mi stai dicendo che sembro Toto Cutugno?