ROSSO BIANCO E ROSATO
Tanti tanti anni fa mia mamma e la mia vicina erano come sorelle.
Talmente unite che non bussavano neanche alle porte delle loro rispettive case, potevano entrare di soppiatto che…chi ne frega se una di loro fosse stata piegata a novanta a prendere la biancheria lavata a mano dal secchio. C’era fiducia reciproca.
La mia vicina aveva un nome che sembrava giapponese, ma io la chiamerò simpaticamente Mariko.
Mariko e mia madre erano un po’ curioselle, essendo dirimpettaie le loro finestre e i loro balconi potevano controllare tutto l’isolato.
Il loro sport preferito era sapere cosa facesse quello del secondo piano.
Proprio ieri a tavola lo stavamo ricordando con tanto affetto.
“Mamma come si chiamava quell’ubriacone che abitava nel nostro vecchio palazzo?”
“Martini!”
“No quella era la marca del suo alcolico preferito”
“Ma io e Mariko lo chiamavamo così”
“Che stronze!”
“Lo chiameresti così anche tu se ti ricordassi l’odore nell’ascensore”
In effetti se ci ripenso in quel palazzo c’era ‘sto odore di alcol, mischiato alla candeggina e anche al vomito.
Martini ci metteva due ore per entrare in garage con l’auto. Aveva un’alfa rossa con le portiere tutte rigate. La sua claire sembrava un esperimento di arte. Tutta ammaccata e con un secchio sempre fuori.
Io e il figlio di Mariko ogni tanto lo guardavamo dalla finestra come se fosse un mostro.
Ma poi perchè quel secchio?
Semplice appena scendeva dall’auto iniziava a sboccare come Linda Blair nell’Esorcista.
Il mio amichetto, che era debole di stomaco, iniziava a vomitare anche lui.
La moquette s’impregnava di quel fetore acidulo e io, che ero sensibile agli odori, non mi facevo vedere per un mese.
L’ascensore era off limits, potevi andare in coma etilico solo a respirare.
Al figlio di Mariko fu così vietato di incrociare il signor Martini per evitare gettate di ragù sui muri.
Quando non riusciva a mettere l’auto nel garage la lasciava sotto la finestra della mia cucina.
Una volta ci dormì pure dentro.
Mariko e mia madre fecero le ronde per controllare se era vivo.
“Scusa mamma ma non potevate andare a socorrerlo?”
“Ma c’era sua moglie! Che si presentava la mattina alle sette davanti all’auto”
“Potevate chiamare l’ambulanza!”
“No! Io e Mariko scommettavamo sempre sulla sua morte…una volta ho perso 10 mila lire”
Ricordo che una volta dovetti andare a spalare la neve dalla sua auto, perchè era stato sommerso e sua moglie non lo trovava più.
Con il suo alito fece sciogliere le strade ghiacciate e le scuole riaprirono in un batter d’occhio.
Quando lo incrociavamo per le scale lo salutavamo per educazione e lui, con una bestemmia come intercalare, iniziava a sbiasciare cose senza senso.
Poi cadeva per terra, mio padre citofonava alla moglie, lei si vergognava e poi lo guardavamo tutti vomitare.
Che cazzo!
Mia madre ha voluto traslocare perchè era stanca di entrare con la mascherina.
La signora che abitava al piano terra voleva denunciare la Martini.
La mia prima bestemmia l’ho tirata per colpa di quell’alcolizzato.
Stavo scendendo le scale appoggiandomi al passamano. Ad un certo punto sento qualcosa di colloso sul palmo. Vomito!
Non me la sono amputata perchè era quella che usavo per masturbarmi, ma per Dio…ho ancora la sensazione sulla pelle.
Abbiamo imbiancato il palazzo 30 volte in un anno. Poi un giorno la cerrosi epatica se lo portò in cielo, la Martini perse il 20% in Borsa e io dovetti pure andare al funerale.
La bara puzzava di Martini.
I fiori pure.
Ma non aveva ancora finito con noi coinquilini.
Quando aprirono il loculo, tolsero l’ossario del padre di Martini.
Io, Mariko, mia madre e altre vicine non so per quale motivo eravamo in pole position, forse per accertarci che lo sottorrassero per davvero.
Il muratore prese l’ossario e lo passò al prete. Il prete che aveva i polsi di Carla Fracci lo fece cadere. L’ossario si ruppe e uscirono tutte le ossa, il teschio, un paio di clavicole e una mano.
Noi fummo annaffiati dal liquido che c’era dentro. Liquido di morto! Io avevo un maglione bianco.
Quella fu la mia seconda bestemmia.
E da allora, per me, il Martini ha il sapore della morte.