In viaggio con il Portinaio

ROMA PER TOMA

Mostri a roma

Il mio secondo viaggio a Roma fu per fuggire a delle vacanze in campeggio.
Quell’anno mi sturarono alla maturità, nel senso che mi fecero fare l’esame e poi non mi ritennero idoneo per l’Università.
I miei non si arrabbiarono molto perché fu bocciato anche mio cugino e altri 36 della mia scuola. Fu più un genocidio.
Mio padre non mi parlò per tre giorni, mio zio mi prese per il culo per tre anni ma poi morì anche lui, perché gli avevo mandato la maledizione dell’alunno bastardo che ti uccide solo con lo sguardo.
Mia madre per non fare la figura di quella che mi perdonava tutto decise che potevo scegliere fra questo tipo di punizioni:

1)    Stare dalla nonna insieme ai vecchi a morire di noia
2)    Andare nel paese natio di mio padre insieme ai parenti meridionali che si sono tutti diplomati a raccogliere le nocciole e imbottigliare il sugo
3)    Fare la stagione a Pinarella di Cervia da solo senza auto in una pensione di 4° ordine
4)    Andare in ferie con loro in una ridente cittadina ligure e mangiare solo avanzi di focaccia di Recco
5)    Campeggio in Calabria senza i miei abiti di marca

Scelsi l’ultima opzione.
 Fu un’ esperienza formativa. I miei credevano che sarei finito in una canadese malconcia bucata senza materassino, invece i signori che mi ospitavano avevano un carrello tenda che si apriva come la casa delle Lolly Pocket e diventava una specie di reggia con due camere da letto, la sala, una brandina, armadio, cucina e veranda. Avevamo anche il frigo, un piano cottura e il bimby (noto elettrodomestico usato dalla borghesi per fare il riso al limone e la crema pasticciera).
Sono rimasto 21 giorni. E un po’ è stata una punizione.
Io che mi sentivo un principe incompreso dovevo dormire su delle molle arrugginite. Il materasso aveva la forma di un alligatore. Il gabinetto non l’ho mai visto…piuttosto che avvicinarmi a quella fogna a cielo aperto cagavo in mare.
Ero obbligato a lavare i piatti e a mangiare pasta con sugo e cipolle e poi a fare la sigla del villaggio camping in calabrese stretto.
Avevo conosciuto dei romani che sembravano più dei profughi, la loro tenda era talmente piccola che di notte gli uscivano i piedi, non avevano un elettrodomestico e si cibavano con pizza, tonno e fagioli in scatola.
Io e la figlia dei signori che mi ospitavano c’eravamo inteneriti e allora una notte gli abbiamo organizzato un Nutella party. Così è nata la nostra amicizia.
Il 20° giorno di campeggio la mia amica si era innamorata di un romano, mentre io avevo un blocco intestinale e allergie a detersivi per i piatti.
 Questo fu il motivo della nostra partenza: Tropea – Roma Intercity carro bestiame.
I nostri amichetti stavano fra Casal de Pazzi e Rebibbia. Che bella zona! Ma a me bastava!
C’era un cesso senza sorprese dentro, non dovevi fare la coda per la doccia e nessuno ti obbligava a fare il torneo di freccette.
 Mentre la mia amica usava, senza successo, le sue tecniche di seduzione infermieristica, io volevo vedere Roma.
Ma da fashionista milanese ero curioso di sapere qual erano le tendenze capitoline.

“Questa è Piazza del Popolo”
“Interessante…però aspetta vorrei vedere quel negozio in via Nazionale”
“Ma lì ci stanno i coatti!! Ti portiamo in Piazza di Spagna?”
“So che hanno aperto il primo Diesel Store”
“I fori imperiali ti lasceranno senza fiato”
“Anche il negozio di giocattoli in Via del Corso!”

Non mi ero accorto della grande bellezza di questa città, ma perché a me bastava il bar in periferia, ridere e scherzare, cagare su un asse del cesso e guardare gli occhi a forma di cuore della mia amica.
 Che stupido che sono stato.
E’ per questo che dopo sei mesi siamo ritornati, la mia amica ormai con gli ovuli in gola e io con una guida dettagliata di Roma.

“Vuoi andare al negozio di scarpe di via Condotti?”
“No! Mi piacerebbe sapere di più sulle Terme di Caracalla”
“Stai bene?”
“Sì…voi sapete perché si chiama Piazza del Popolo?”
“No!”
“Perché una volta c’erano i pioppi che in latino si chiamano populus”
“Anvedi!”

Il Portinaio

Ho trovato questo scritto su un Tumblr…volevo condividerlo con voi…W le coatte!

“Villa Borghese, tranquillità, lui e nessuna preoccupazione intorno. Le sue carezze, le risate e il modo di prendermi in giro. Le sue mani, il calore della sua pelle, quel sorriso che riesce a togliermi il fiato ogni volta. La tenerezza di noi due che ci stringiamo sull’erba, fottendocene di tutto. Lo amo porcoddio. Ho paura che lui diventi il mio sorriso, ma ora, ora che posso, lo amo con tutta me stessa.

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