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PICCOLI FANS (Primo Incontro)

Aurin la storia infinitaCosa ci fanno insieme un fisico, un gommista, un precario, un mobiliere e un tizio con il mignolino del piede spezzato?
Non è né una riunione condominiale, nè il gruppo vendite dell’Avon e nemmeno la squadra Ginew di Dragon Ball.
Sono i miei fans. O almeno questo è quello che crede il mio ego.
Il primo che ho incontrato è stato Enrico: fisico, di Parma, cintura nera di karate ed esperto massimo di acceleratori di particelle. Devo andarci piano con lui, sennò mi stende con una sberla o mi mette direttamente al Cern di Ginevra a pulire i gabinetti.
Lo scopo della sua visita a Milano è ritirare il visto per il Giappone, perché il nostro Enrico ha vinto una borsa di studio che gli permetterà di andare a Tokyo per tre anni!
L’unica borsa che ho vinto nella mia vita è stata quella al torneo di scala 40 di Cervinia. Una bella borsa di paglia!
L’afa non mi ha permesso molto di concentrami, quindi ogni volta che Enrico mi ripeteva il nome dell’università giapponese dove ha vinto la borsa, io pensavo solo ad acqua fresca, condizionatori d’aria e ghiaccio tritato.
Però, da quanto ho capito, la prestigiosa università giapponese Todai non ha un bel reparto di fisica, mentre quella dove andrà lui pare abbia anche un acceleratore come quello del Cern.
Non studierà le collisioni delle particelle come fanno a Ginevra, ma quelle che vanno in un solo senso.
E quindi? Che ne so, mica sono un fisico!
Si vede che gli scienziati si divertono a guardare delle palline che corrono, ma Enrico è uno intelligente e mi ha spiegato, in parole molto povere, che quando una particella fa una curva, o una sgommata, produce dei raggi molto nitidi che servono per studiare nuovi tipi di Tac o per costruire le piste delle biglie nei bagni di Cirò Marina.
Enrico è un animale notturno, essendo in attesa di partire per il Giappone rimane sveglio fino alle 4 di notte a guardare tutti i programmi dei canali del digitale terrestre.
Verso le 2 di notte mi manda messaggi del tipo “Sei sveglio?”
Io ovviamente gli rispondo “No, sto pulendo le fughe del bagno!”
Oppure alle 3:05 “Ci facciamo quattro chiacchiere?’”
“Certo, tolgo la faraona dal forno e arrivo subito!”
Alle 3:31 mi arrivano mail del tipo “Dove sei?”
“Dove vuoi che sia Enrico! In Garage a lavare il mio cane!”falcor

Ho accompagnato Enrico al Consolato Giapponese di Milano avvertendolo della simpatia che circola in quel luogo. L’ultima volta che ci sono andato è stato per chiedere delle informazioni sul visto. Solo delle semplici informazioni, nulla di più!
La signora dell’ufficio è una donna italiana, sulla cinquantina, mora e simpatica come cuccioli di caimano nelle mutande. Neanche il tempo di aprire bocca e ho avuto subito la risposta.
“Se non hai un lavoro non puoi avere il Visto”
“Quindi bisogna trovare solo un lavoro?”
“La vedo dura”
“Le ho chiesto delle informazioni, non una sua opinione”
La signora in questione c’è ancora!
Deve avere dei problemi alla bocca perché non accenna mai un sorriso. Forse le si sarà attaccata la cicca al lavoro del suo dentista, o forse non ce l’ha nemmeno un dentista. E’per questo che non sorride mai!
Mentre Enrico compila il modulo per avere sto benedetto “Student Visa”, un signore anziano entra nel Consolato.
Ad un’altra ragazza chiede delle info su quando andare in Giappone.
Vorrebbe sapere se esiste un modo per essere monitorato dall’Italia, visto che ha paura di essere rapito o derubato, se bisogna fare le punture della malaria e infine rassicurato sulla destinazione, “Signorina non è che trovo qualche sorpresa”.
Questo crede di andare in Mozambico!
Il Consolato ha dato il Visto ad Enrico dopo 4 ore.
Io potevo benissimo stordirlo con la mia petofiamma, rubargli l’identità, e scappare in Giappone.
Poi però avrei dovuto fingermi fisico nucleare e l’unica cosa che so di questa materia è “il Nulla”.
Cos’è il Nulla?
Quella cosa che cerca di sconfiggere Atreyu nel film “La Storia Infinita”.

Per questa risposta mi sono giocato la maturità a scuola.
Era andata peggio alla mia compagna di classe Alessandra che alla domanda “Parlami di un poeta del 900”, aveva risposto “Dante”.
Fu bruciata viva nel baracchino del bidello insieme al suo zaino Seven e al diario di Poochie.
I suoi resti sono esposti al “Museo della Somara” di Rovello Porro.
Enrico è partito alle 4 del pomeriggio per tornare a Parma.
Ho tempo altre 5 ore per farmi ascelle e bidè, prima dell’incontro con il gruppo di Gallarate.
A domani

Il Portinaio

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