LA TERRIBLE EPIDEMIE DE MOUSTACHE
Ogni volta che devo tornare a casa mi viene la malinconia. Mi ero così abiutato al clima parigino: gente scortese, burro ovunque, caffè carissimi.
Mi mancheranno Tin tin e il suo bastardino, i commessi del sushi shop, che stanno lì a guardarti scocciati mentre scegli 4 temaki e la panettiera che fuma invece di servirti.
Devo ricordarmi di mandare una cartolina ai camerieri del Bagel Baget Cafè in rue de la Verrerie che sono stati così gentili a non trattarmi come un disadattato.
Ma il “premio affabile” lo vince il cassiere del ristorante libanese nel Marais.
“Italiano? Vuoi Menù in Italiano?”
“No tranquillo dammelo pure in francese, voglio allenarmi con la lingua”
“Tu sei di Roma?”
“Sono di Milano”
“Buono panettone, la moda e Giorgia”
“Chi?”
“Giorgia la cantante. E’ la più brava del mondo”
“Ma è romana”
“Allora Roma è più bella!”
Poi anche se il cibo faceva schifo e ho visto insetti volar fuori dai grandi ciotoloni di humus, fa sempre piacere essere trattato bene.
La mia ultima mattina è iniziata con un pensiero oscuro. Ho visto pochi disabili in giro per Parigi.
Questa città è piena di barriere architettoniche. I ristoranti hanno dei bagni angusti, spesso ai piani inferiori e con delle scale ripidissime.
Un portatore di handicap sarebbe costretto almeno l’80% delle volte a mangiare per strada con un pannolone a portata di mano.
Nella metro peggio che andar di notte.
Meglio fumarci sopra.
Il cortile della mia amica ospita un’agenzia di comunicazione. C’è un via vai di gente.
Un labrador entra dal portone. Dietro di lui a distanza di metro un ragazzo non vedente. Pure i cani per i ciechi sono stronzi.
Cretinetti devi stare vicino al tuo padrone sennò quello inciampa.
Guardo la scena.
Il cane si ferma davanti alla porta dell’agenzia, esce un signore di mezza età. Dietro di me si palesa una donna tutta cotonata.
Saluta il ragazzo.
E’ sua madre.
Lui si avvicina a noi.
Ma siccome sono silenzioso come un gatto, non si accorge della mia presenza e inizia a parlare con me.
E quella picciona di sua madre non dice niente. Mi usa come leggio. Dopo un po’ si accorge che le risposte della mamma non gli arrivano dirette, alza il suo bastone e mi tocca un ginocchio e poi un testicolo.
Sua madre ride. Lui pure e il padre fa pisciare il cane sui vasi di piante secche.
Di quello che si dicono capisco solo: “E’ un ragazzo coi baffi che fuma “
Parigi si vuol far salutare in maniera unica e orginale.
Mentre giro in cerca di qualche souvenir, il pazzo del quartiere mi scrocca una sigaretta. Poi corre come un matto dall’altra del marciapiede e inizia a urinare su una ruota di un auto, davanti a vecchiette e bambini.
Come se niente fosse. Se lo scrolla e poi chiede l’accendino a un passante.
Dio! Senza essersi lavato le mani!
Montmarte è secondo me l’ultima cosa da vedere di Parigi. Perchè da l’idea di come dovrebbe essere il mondo. E’ un meltinpot di idiomi e religioni.
Non è in un quartiere facile. Ci sono un sacco di islamici, che vendono abiti sintetici di fianco a negozi per principesse indiane vicino a supermercati di tessuti.
Ci sono suore che si mischiano a donne velate, venditori ambulanti di orologi rubati che tentanto di circuire boyscout.
Questo è il luogo adatto per educare Salvini.
Noi siamo lontanti anni luce. Questo bisogna ammetterlo.
A Parigi puoi essere chi vuoi, pregare qualsiasi Dio e comprarti la di ogni. Rimango stupito a vedere due italiani fare shopping da Benetton. Cretini!
Nel quartiere ebraico capita di incontrare giovani invasati circoncisi che parlano da soli. State sereni, nel caso vi sentiate minacciati potete sempre ribadire: “E’ inutile che sbraiti non verrà nessun messia a salvarvi”.
Poi però correte a gambe levate che quelli sono permalosi.
Se ne avete voglia travestitevi nei negozi gotici e sadomaso di Rue de Cygne oppure nella boutique museo di Pierre Cardin che da noi è ricordato solo per i portafogli nel Dixan e invece cazzo era un precursore delle mode.
In metro una ragazza mi ha preso a spintonate per salire in tutta fretta sul vagone. Le ho mandato un’anatema ed è caduta di faccia baciando il pavimento, le si è aperta la testa e pure la borsa svelando a tutti che usa ancora i patelli per il ciclo e non i tampax, più discreti e meno invadenti.
Tiè brutta stronza.
Tutte le partenze ti fanno riscoprire quanto ti manca casa e cosa manca a casa: il parmigiano ad esempio! 🙂
Un grazie a Paola per l’ospitalità. Potete leggerla QUI e prenderla in giro perchè non ha un BIDET!
Il Portinaio
“Dove sei figliolo?”
“In una cuccetta da sei posti sul treno!”
“Con gli extracomunitari?”
“No! Con due veneti fastidiosi che parlano da 3 ore di robe inutili”
“Tipo?”
“Non posso dirtelo, sennò mi sentono”
“Dai sono curiosa…vai in bagno”
“Ho paura…sono due Cosplayer!!!”
(Per chi vuol capire clicchi QUI)
Un commento
pola
<3