LA NUOVA ERA
Anna era la più carina della classe.
Capelli dritti e scuri come un’orientale, maglioncini color pastello e quell’aria aristocratica che non lasciava trasparire emozioni.
Non credo di averla mia vista piangere, mentre di solito da noi a scuola c’era chi lo faceva spesso: vuoi per un brutto voto, per l’ansia di un’ interrogazione o per colpa della professoressa d’italiano che a volte sapeva essere un’arpia.
Ma Anna era splendida in tutte le condizioni metereologiche. Mai un capello fuori posto o le scarpe sporche.
I suoi quaderni erano esercizi di bella scrittura, ordinati, senza un’orecchia o uno scarabocchio.
Anna ogni tanto mi parlava, prendeva le mie mani e faceva un’ imitazione perfetta di sua sorella più piccola.
Erano tre e le chiamavano le sorelle T.
Sembravano uscite da un impasto di un ricetta tramandata per secoli da misteriosi custodi di bellezza.
Non credo che Anna mi abbia mai preso sul serio, nemmeno quando l’ho messa prima in classifica nella lista delle più attraenti della classe.
Per colpa di quella lista avevo litigato con Alessandra, che era la mia compagna di banco e soffriva di una forma d’invidia recondita.
Però a me piaceva Chiara, che me la portavo dietro dalle elementari come “primo amore” mai ricambiato.
Francesca invece era tutta ricciolina e con Anna facevano coppia. Sembravano Paola & Chiara prima di Paola & Chiara.
Francesca non ha avuto un bel futuro. So che i genitori si sono separati perché suo padre aveva una relazione con un uomo e che sua madre, mentre insegnava, ha visto un suo studente buttarsi dalla finestra.
Monica mi faceva ridere, così disordinata e con quell’apparecchio pieno di pezzetti di schiacciatina.
Ma ad Anna non importava di nulla. Portava a casa solo bei voti, 10 in condotta e tutti la guardavano uscire da scuola come fosse Cleopatra all’ingresso di Roma.
Stefano invece era competitivo e ruffiano. Nonostante fosse un piccolo borghese ben educato bullizzava me, Patrick e Matteo. Credo non se lo ricordi.
Nemmeno quando l’ho incontrato per strada dopo vent’anni e mi ha chiesto un voto per diventare assessore al comune.
Stefano ora si definisce un illuminista, ha fatto carriera, però chissà se si ricorda quando mi feriva con le parole.
Ad Anna non importava nulla.
Nemmeno quando dopo qualche anno m’incrociava per strada e abbassava lo sguardo.
Oggi Anna mi ha chiesto l’amicizia su Facebook eppure per strada continua a non salutarmi e io non capisco il perché.
Suo nonno era un poeta e nella mia città gli hanno dedicato persino una via. Io cara grazia che ho il mio cognome sul citofono. Alle medie mi perdevo fra congiuntivi e pensieri contorti, mentre Anna sapeva sempre trovare la soluzione ad ogni problema.
Io non so dove sia Anna.
Volevo solo dirle che l’ho lasciata prima in classifica, nonostante avrei voluto metterci Chiara.
Il Portinaio.
È ora di riaprire la Portineria. Scusate l’assenza.
Illustrazione di Gal Barkan – Octopusday