GLI ITALIANI SONO COME I FRANCESI (MA PIU’ ALLEGRI)
La prima cosa che bisogna fare quando si viene a Parigi non è andare al Louvre o spararsi i selfie davanti alla torre Eiffel, ma farsi trattare male dai francesi.
Perché aveva ragione la nonna: i luoghi comuni esistono.
E qual è quello francese?
Che sono antipatici, fanno dei film noiosissimi e mettono la crème fraîche ovunque!
L’amica che mi ospita abita in una delle zone più belle di Parigi: il Marais.
E’ pieno di negozietti, anche inutili, che ti chiedi come cavolo fanno a pagare l’affitto.
Perché qui tutto è magnifique. Anche se i prodotti fanno cagare, vengono esposti in una maniera tale da diventare fighissimi…e le commesse fanno pure la fatica di salutarti.
Una signora che si occupa di far attraversare gli studenti durante l’uscita da scuola mi aiuta a trovare la via di un museo. E’ così gentile. Sorride e continua a ripetere “Benvenuto”.
Dove sono i parigini sgarbati????
La mia passeggiata parte da Place de Vosges, la più antica piazza di Parigi.
Vosges prende nome dal primo dipartimento che pagò le tasse al nuovo stato repubblicano. Qui potete venire a correre, passeggiare mano per la mano con la tipa, far scagazzare il cane o far giocare i bambini.
E’ bellissima. Ricorda quella di Vigevano, ma senza nebbia.
C’è un sacco di gente che fa jogging. Quello più buffo ha una tuta bordeaux molle sul sedere, delle scarpe non propriamente tecniche e una maglia a manica corta nonostante gli 11°. Ma ci crede. Pensa di essere alle olimpiadi. Corre come un pazzo tirando su un polverone.
Una vecchina lo guarda incarognita perchè la dentiera le si sta riempiendo di sabbia.
Che bella Parigi. Ti basta questo per innamorarti, poi fai tre metri e ti accorgi che la merda del cane però non la raccolgono.
Ma allora siete degli zozzoni!!!
Ci sono cagate ovunque. Solo nella Rue de Sévigné ne ho contate 12 intere e 4 spalmate.
E’ che sono piccolini gli stronzetti e fai fatica a vederli.
Ma state tranquilli sono griffati da bouledogue français.
Sì, perché come tutti sappiamo il francese soffre di nazionalismo incontrollato.
Le auto sono solo Renault, Citroen e Pegeout. I cani sono Dogue de Bordeaux, bouledogue o cani da pastore dei Pirenei e i profumi assolutamente provenienti dalla Rive Gauche.
E compratevi un carlino!!! Sono tanto teneri e poi si puliscono da soli.
Dopo aver surfato su onde di merda sono riuscito finalmente ad entrare al Musée Carnavalet, il museo della storia di Parigi. L’ingresso è gratuito, ma solo per qualche mese.
Alla reception c’è una giapponese.
“Opendebà”
“Scusi? Ops…excusez-moi ?”
“Opendebà !!”
La guardia armata mi fa cenno di aprire la borsa. Poi mi fa i complimenti in francese per i baffi e m’ispeziona con il suo cerca armi di distruzione di massa.
Alla cassa un omino slavato mi parla in francese, al guardaroba pure.
Nonostante io risponda in inglese, nessuno delle sette persone assunte al museo fa un minimo sforzo di parlare un idioma diverso dal loro.
Il museo è un potpourri di oggetti legati a Parigi.
Da segnalare:
1) Scimmiette o comunque mammiferi di piccola stazza imbalsamati male, vestiti da damine e uomini ottocenteschi che intorno a un tavolo fanno finta di fare cose.
2) Una pera dorata
3) Una forchetta gigantesca
4) Un quadro che dovrebbe raffigurare Napoleone, ma che assomiglia al cantante dei Tokyo Hotel (ve lo ricordate?)
5) Del pane secco chiuso in un ampolla risalente al 1870 circa
6) Una ciocca di capelli di Maria Antonietta
7) Un dipinto di un topo morto
Uno degli addetti alla sicurezza capisce che sono Italiano.
“Buongiorno tu Italia! Anche io italiano mia mamma di Torino Cavarià”
“Cavaria…”
“Cavarià”
“Senza accento”
“Càvàrià”
“Se vabbè…”
“Tu di dove?”
“Milano”
“Bello Duomo pasta mi piace”
“Scusi sa dirmi dov’è il bagno?”
Mi risponde ovviamente in francese! 0_o
Nel Marais potete anche trovare il museo di Picasso, sinagoghe ebraiche e un negozietto molto bellino che vende abiti giapponesi e tabi fatte a mano. Si chiama Trazita. (23 Rue des Blancs Manteaux 75004 Paris)
Questo il dialogo surreale fra me e il commesso nipponico.
“Do you like tabi?”
“Sì molto…ops…Oui”
“Ils coûtent € 180”
“Ammazza se sei caro…tranquillo le ho già comprate a Tokyo da Sousou”
“I know Sousou in Kyoto”
“Io le ho comprate a Tokyo”
“No Kyoto?”
“Ti ho detto di no”
“You know Kyoto?”
“Sì…Oui “
“You know Sousou in Kyoto?”
“Scusa c’è un bagno?”
Il nazionalismo francese si riconosce anche dalla presenza massicia di pupazzini di Tin Tin, Spirou e Fantasio, Asterix Barbapapà e Puffi. Tutti a prezzi folli.
Ora non per essere cattivo, ma un ragazzetto pettinato male con un cane randagio non ha lo stesso appeal di un goldrake tutto accessoriato.
In Italia non siamo più affezionati alle nostre icone. Il povero Topo Gigio è stato abbandonato in autostrada, Calimero cacciato dalla Lega, Diabolik e i fumetti della Bonelli esiliati su qualche sito di vendita on line o in offerta alle fiere del fumetto.
Vabbè c’è qualcuno che mi può trattare male ????
Verso sera in preda ai crampi della fame ho deciso di fare un aperitivo con un croque-monsieur.
Entro in una fornitissima Boulangerie che ha due banconi: uno per il pane e uno per le pizzette e toast vari.
Nessuna mi saluta.
Trenta secondi di silenzio e poi il negozio inizia a riempirsi.
I clienti mi passano davanti e nessuno mi dice niente.
Poi capisco che bisogna andare alla cassa, spiegare nel tuo francese stentorio cosa vuoi mangiare, aspettare che quelle si degnino di andare all’altro bancone, farti consegnare il prodotto e ritornare a pagare.
Mi hanno rivolto la parola solo per domandarmi se lo volevo freddo o caldo, ma io ovviamente non avevo capito una mazza.
Gentilmente ho replicato che non sapevo il francese e la risposta è stata in francese!!
Poi quando ho indicato il forno mi hanno fatto un sorriso di circostanza come davanti a un piccione morto.
Mi hanno dato il mio misero toast e manco un saluto.
Bene! Ora sono soddsifatto!
Umiliato e con la pancia piena!
Il Portinaio