EMOZIONE 8 (Il castello)
Nella mia città c’è un Castello. E’ importante perchè fu protagonista della fine delle mire di conquista di quel pedante di Federico Barbarossa.
Fu proprio la Lega Lombarda a sconfiggerlo e quella data passò alla storia.
Poi il Castello l’hanno fatto marcire per anni.
Io ci andavo coi miei compagni quando bigiavamo da scuola. Scavalcavamo le mura sul retro e poi giocavamo a fare i Cavalieri dello Zodiaco.
Dei rincoglioniti.
Nel Castello potevi trovarci i segni dei camini, che erano stati rubati anni prima, preservativi, fazzoletti sporchi, un arsenale di siringhe, topi, riviste porno…cazzo mi sa che sono passati veramente i leghisti! 😛
Una volta avevo portato anche una ragazza, perchè volevo limonarla duro in cima alla torre. Abbiamo lasciato le nostre firme sul muro con tanto di cuoricino.
io scrissi “Gabry” e lei “Mula“.
“Scusa perchè ti firmi con il nome di un animale?”
“Perchè ho abitato a Trieste e le ragazze le chiamano mule”
In effetti ricordo che aveva pure il muso da mula. Quindi decisi che era meglio non baciarla più.
Poi lei era innamorata pazza di un mio compagno. Talmente pazza che teneva i muccini di sigarette che lui gettava, ci scriveva la data e poi li metteva in un sacchetto.
Se li portava appresso nello zaino e zio belva puzzava come un circolo di vecchi armato di Nazionali senza Filtro.
Lui per pena le diede solo un bacio e nonostante lei fosse bruttina il suo desiderio di essere per un giorno principessa si avverò.
A me toccava fare la dama di compagnia, ascoltare le sue paturnie, sul perchè non l’avesse ancora deflorata e scrivere migliaia di lettere da consegnare al suo principe.
Un giorno io e lei tornammo al Castello, perchè voleva scrivere il suo nome nella sala del Re. Che poi era un semplice tinello.
Un po’ geloso cercai di farla desistere, inventai storie su maniaci che tagliavano la gola e di meretrici pronte a rapirla per poi venderla al mercato delle troie di lusso.
Ma lei ormai sapeva la strada.
“Mula scendi dal muretto…guarda che ti fai male”
“Mi chiamo Chiara!”
“Me l’hai detto tu che ti chiamavano mula a Trieste!”
“Tu mi chiami così solo perchè ho i denti da cavalla!”
Cristo mi legge nel pensiero!
Ma il suo amore la fece diventare una specie di Reinhold Messner senza barba.
La guardai scrivere con l‘Uniposca d’Argento banali frasi d’amore e poi la convinsi a tornare a casa.
Peccato che nello scendere non fu molto attenta a dove metteva i piedi.
Io l’afferrai per il maglione, ma ormai era troppo tardi.
Cadde e si fece male.
Le vidi però le tette, che avevano l’aureola dei capezzoli grossi come delle padelle per le uova.
Erano rosa.
Dopo quell’episodio decise di buttare via i muccini di sigarette…e di attaccarli sul diario.
QUI potete leggere la recensione che ho fatto per Emozione3 in un Castello molto più bello. Non a caso si chiama Castello degli Angeli.
Il Portinaio