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DUETTO (La proprietà intellettuale)

Ci siamo incontrati per caso, anzi no.
La mia amica sostiene che esiste una legge che fa avverare qualsiasi desiderio: quella dell’attrazione.
Me la spiegava con parole semplici: “Chiedi all’universo, sintonizzati sulla stessa lunghezza d’onda dei tuoi pensieri ”.
Non capivo.
D’altronde era nativa serba, cresciuta a Zurigo da madre croata e padre tedesco.

“Puoi ripetermi come funziona?”

Vagavo per una discoteca alle quattro di notte, mio zio diceva che a quell’ora in giro ci sono solo spacciatori e puttane.
Che bigotto!
Non ero né ubriaco né strafatto, stavo solo festeggiando Ferragosto con la mia maglietta preferita.
Ci avevo scritto il tuo nome. Un nome che a tutti quelli che lo leggevano suscitava un sentimento di allegra nostalgia.

“Che figata la tua maglietta. Dove l’hai comprata? Ma chissà lei dov’è finita”

E che ne so io? Avevo solo prodotto una semplice T-Shirt nera con un lettering Helvetica bianco, nulla di così creativo, avrebbe potuto farla la mia Portinaia se ci avesse pensato per prima.
Potevo dirlo che era opera mia e invece rispondevo con lunghi monologhi di marketing su come il tuo personaggio fosse trasversale e amato da qualsiasi target si volesse colpire.
Il mio piccolo successo l’avevo ottenuto.

Alle 4:05 una ragazza mi ha tirato la maglietta: “Che bella! Lo sai che è qui in discoteca?”

Ci siamo visti finalmente. La legge ha funzionato, la mia idea ha richiamato la tua presenza al mio cospetto.
Mi sono sentito forte come l’inventore del telefono, emozionato come quando ti tolgono le rotelle dalla bici.
Io sono un racconta storie, ricordo tutto meticolosamente.

“Mitico”

Mi hai sussurrato così, dandomi una pacca sulla spalla.
Come la odio quella parola, la dice sempre mio zio quando suo figlio fa qualcosa.
Si lava i denti da solo? Mitico.
Azzecca l’uscita della tangenziale? Mitico.
Sono rimasto in silenzio e ti sei presentata: “Come mai hai scelto il mio nome?”
E io, che volevo essere simpatico e rompere il ghiaccio: “Pensa se avessi scritto Albano?”
Silenzio. Non avevi capito la mia battuta.
Ti ho salutato e sono praticamente scappato via. Se non ci fosse stato il mio amico a fotografare quell’evento, non avrei prove da presentare a nessuno.
Quel giorno ero entrato nel club della “legge dell’attrazione”.
Funziona, magari fatevela spiegare da qualcuno che parli la vostra lingua, perché forse io avevo perso qualcosa, una controindicazione, un cavillo nel contratto con il cosmo.

lego minifigures

Un mese dopo ho provato a mandarti una mail, sembravo quei ragazzini che negli anni ottanta scrivevano ai giornali.

“Ciao ti ricordi di me?” Allega foto.

Hai risposto subito.

“Mi puoi stampare una maglietta? Puoi farlo anche per il mio staff?”

Da lì ci siamo piaciuti. Direi anche tanto. Niente di sensuale, solo chiacchiere, risate e serate in compagnia a parlare di buoni propositi.
Ma non mi bastava, io volevo che tu apprezzassi le mie intuizioni.
Così ho perso la rotta, per inseguire il mio obiettivo ho mischiato l’amicizia con il lavoro.

 

proprietà intellettuale

Per te ero un seguace ammesso alla cerchia più ristretta, mentre io volevo essere un tuo consigliere.
Ho passato mesi ad ascoltare, scritto e preso appunti. Ero cosciente del fatto che avremmo poi potuto ritrovarci a questo punto, ma era un rischio che mi sentivo di voler correre.
Che fatica nuotare nella cerchia dei tuoi squali, mi mordevano presi da chissà quale fame. Eppure non lasciavo tracce di sangue, ma bastava il mio odore per creare gelosie infondate.
Li ho visti frugare fra i tuoi effetti personali, mettermi a disagio, ma non potevo rompere l’armonia fra te e i tuoi adepti. Io ero l’ultimo arrivato. Avevo paura, mi chiamavano di notte urlandomi la loro ostilità.
Poi un giorno ho smesso di mischiare le carte, mi sono fatto serio e ho calato l’asso, pensando che saresti scesa dall’arcobaleno a ringraziarmi.

pikachu gashapon

Ti ho presentato il mio progetto, un piano articolato che rilanciasse e valorizzasse tutte le potenzialità del tuo personaggio e della tua carriera. Una cosa molto forse un po’ ingenua, ma molto ambiziosa.
Sei rimasta di stucco, come se avessi fatto un barbatrucco. Peccato per la risposta.
“Non ho i soldi per produrre questa cosa”
Allora ci penso io: ho estratto il mio secondo asso e ho trovato uno sponsor.

Sembravo un mendicante di attenzioni.

Per convincere l’amministratore delegato a concederti un appuntamento ho dovuto telefonare quindici volte alla sua segretaria. Ripeto, quindici volte.
Ma nessuno del tuo staff ha mai richiamato.
“Fallo tu” mi hai detto, ma ricordati che il venerdì porta sfortuna, il giovedì ho il parrucchiere e martedì mattina ho degli affari personali.

Mi sembrava che il progetto interessasse più allo sponsor che a te e così ho lasciato perdere.

 

propriet intellettuale

Mi hai dato il contentino, un lavoretto pagato. Conservo la fattura che ho dato al commercialista, l’unico documento che dimostri una mia effettiva collaborazione con te.
Il tuo staff mi ha offerto la metà della metà della cifra pattuita, praticamente la mancia che mia zia mi da a Natale. E mia zia è una tirchia pazzesca.
Ho cancellato tutti i tuoi numeri, ma ti ho seguito silente, perché me lo aspettavo che prima o poi avresti pescato dalla mia testa.
L’attrazione è caduta in prescrizione.

Oggi ritrovo alcune delle mie idee in quello che stai facendo.
Magari quello che ho scritto è semplicemente scivolato nel profondo del tuo ippocampo.
E le differenze molte volte stanno solo nei dettagli.
La proprietà intellettuale del resto è difficile da dimostrare, leggera come una carta copiativa.
La fiducia è sua nemica.
Diceva uno scrittore francese che la virtù è il trionfo della generosità sull’interesse.
Forse l’universo voleva dirmi questo.

Il Portinaio

L’immagine in copertina è di Van Orton Design®
Vi consiglio di seguirli, sono due fratelli italiani con un talento smisurato!

 

4 commenti

  • ennio

    Nessuno si incontra x caso nemmeno l’incontro più banale o insignificante. A tutto c’è un perché e spesso dove si crede o ci sembra che non ci sia nulla di bello o di interessante, si possono celare grandi cose, forti emozioni….una presenza, un incontro che non vorremmo mai perdere. Più volte non serve una gran voce per dire le cose così come non serve fare grandi opere per stupire….occorre avere cuore e saperlo donare.

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