COME UNO ZOMBIE (Vuoi andare all’Expo? Vol.4)
“Ti prego mi accompagni all’Expo?”
“Neanche se mi dai buoni benzina per un anno”
“E se ti pago il pranzo e ti regalo 4 minifigures della Lego?”
“Ok ci sto!”
Come sono volubile.
Ieri all’Expo è stata una giornata delirante. Mai vista così tanta gente.
E meno male che avevamo i biglietti prioritari, quelli per non fare la fila.
Stokazzo.
Ressa ovunque. C’erano donne che fingevano di essere gravide mettendosi la di ogni sotto il maglione. Alcune s’inventavano di avere bambini fotosensibili, altre che portavano sul passeggino ragazzini di 14 anni solo per guadagnare qualche metro.
Stare in coda non è poi così brutto, perchè ascolti i fatti degli altri e leggi i messaggini di Whatsapp di quello di fronte.
Due ragazze hanno passato un’ora a cercare su internet notizie della loro squadra di calcio femminile.
“Mi ha detto l’allenatore che ci hanno messo sul Corriere della Sera”
“Guarda che ti sbagli”
“Mi ha detto così”
“Forse intendeva il Corriere di Romagna”
“Cazzo per una volta che avevo fatto goal”
“Hai mai visto le tette della Sara negli spogliatoi?”
“Sono impressionanti. Ha due capezzoli giganti con l’areola del capezzolo grossa come una padella”
Due anziane hanno cercato tutto il tempo di passarmi davanti facendo le furbe. Una mi spingeva a destra, l’altra mi appoggiava il trolley sui piedi. Mi avrà chiesto 7 volte scusa. All’ottava le ho consigliato di andare al deposito bagagli e farsi rinchiudere insieme alla sua valigia di Carpisa.
Alla fine però l’hanno vinta loro, ma come delle sceme sono finite nella fila delle scolaresche e sono state cacciate a malomodo dai volontari e i militari.
Dietro di me c’era la sosia di Marina Abramović. Mi stava talmente vicino che pensavo fosse una performance. Anche il suo alito era da performance, perchè ci sciavano batteri sopra montagne di tartaro.
E fattela n’igiene!
Poi c’erano gli italiani medi, quelli che si lamentano e basta. Del treno che era in ritardo di tre minuti, della gestione dei tornelli, dei biglietti, del caldo anzi no del freddo.
Altri si domandavano dei controlli troppo lenti e del perchè i terroristi dovrebbero colpire l’Expo? Mica siamo all’aeroporto.
Altri si sentivano come i profughi.
Termini di paragone imbarazzanti. C’era una litigio ogni quarto d’ora. La brutta gente è tutta qui.
Dopo un’ora e venti minuti io e il mio amico Alberto siamo riusciti ad entrare.
Mi mancano solo tre padiglioni da vedere: gli Emirati, l’Azerbaijan e la Germania. Se riesco in questa impresa faccio l’en plein e mi danno l’Ambrogino d’oro e anche le chiavi di Milano e perchè no anche la coccardina come miglior visitatore Expo.
I crampi della fame ci hanno fatto arrivare fino al Padiglione della Korea. Ma la fila per il ristorante finiva direttamente in tangenziale e al bar era finito tutto.
“Se vuoi possiamo darti della pasta piccante per condire riso bollito e delle patatine di alga”
Mi è appena passata la dissenteria, meglio evitare.
Secondo me oggi danno il pane gratis perchè non ho mai vista così tanta gente tutta insieme. Expo non è più gestibile. C’era persino coda allo stand della Lindt e di Giovanni Bosco. Sì c’è un piccolo padiglione dedicato al Santo, che se lo cagano solo le suore laiche e le maestre cielline, mentre tutti i ragazzini sono in giro a farsi timbrare i passaporti finti che vendono a soli 3,50 Euro all’inizio del Decumano.
Il Padiglione giapponese è sempre più ridicolo. Non puoi mettere il cartello che ci vogliono 8 ore per entrare, perchè la gente impazzisce e poi si da fuoco.
Ieri la coda girava intorno alla struttura poi faceva un’inversione a U e spariva non so dove.
E’ di questi giorni la notizia di un romano che ha denunciato Expo al Codacons.
Giustamente.
Non puoi farmi pagare quasi 40 Euro e non farmi vedere niente.
Va bene che volete battere il record dei record e finire sul Guiness dei Primati, ma chi mi ridà indietro ore e ore della mia vita che ho passato per vedere questo video modesto con effetti speciali anni 70?
Expo ha dato a Milano una nuova ventata di freschezza che finirà fra quindici giorni.
Mi mancheranno le signore del sud che pronunciano Angola come angolo e l’orientale super effemminato che lavora nel ristorantino della Mauritania che non sa che è prevista la pena di morte per i gay in questo paese.
Non abbiamo visto niente ieri. Era impossbile avvicinarsi al Padiglione Italia. Un muro di carne e sudore faceva tappo nel Cardo.
Drin drin
“Ciao sono la mamma”
“Lo so…c’era scritto sul cellulare”
“Sei all’Expo? Ricordati di andare a vedere il Padiglione dell’Azengiangian che l’altra volta non ci siamo riusciti”
“Ti prego me lo ripeti?”
“Azengiangian”
“Ahahahahahahahhahahahahahahah”
Click!
Che permalosa.
Dopo aver mangiato per terra degli involtini di gamberetti e del riso bollito con del pollo abbiamo visitato i cessi, gli unici che non avevano coda, ovvero quelli in fondo quasi a ridosso dell’autostrada.
Mentre io e Alberto ci stavamo lavando le mani, perchè siamo dei ragazzi puliti, tre signori vestiti come dei ragazzini sono entrati urlando parole incomprensibili.
“Gabry questi sono del paese tuo”
“No carino! Sono stranieri, so riconoscere il dialetto dei miei nonni”
Come se fossero a casa loro iniziano a scorreggiare manco fossero delle mucche con problemi di aerofagia.
Si rispondono a vicenda con peti di varie intonazioni. Poi escono dal cesso (perchè di cessi parliamo, mica sanitari Richard Ginori) e urlano:
“Cumbà tien’ nu cumbressor kittemurt”
Che tradotto finemente sarebbe “Compare amic mio al posto del sedere hai un compressore? Chi ti è morto”
Ieri non so quante vittime abbia fatto Expo, ma io sono morto dal ridere.
Il Portinaio
Se volete farvi altri giri per l’Esposizione Universale delle code alla mensa ecco gli altri link: QUI la mia prima volta, QUA con i miei genitori, QUO con la mia adorata idol giapponese.