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FUORI ZONA (Confortevole)

gatto labirintoOgni anno la mia amica Silvia scende dalle colline reggiane per far visita agli eventi satellite del Salone del Mobile, in cerca di ispirazione per i visual di una nota azienda di moda che finisce per “mara”.
Ogni anno la mia amica Silvia si presenta con i tacchi alti e stravaganze di moda: sembra ogni volta dimenticarsi che per girare a piedi tutto il giorno è meglio vestirsi comoda e finisce che se ne torna a casa con fiacche ai piedi e vene varicose.
Ogni anno la mia amica Silvia mi implora di accompagnarla, dalle 9 del mattino alle 6 di sera fra la Zona Tortona e Corso Vittorio Emanuele.

“Gabry hai il cappello intrecciato?”
“No Silvia”
“Allora sei out!”
“Ho i peli del culo intrecciati va bene lo stesso?”

Prima tappa: una sua conoscente che esponeva i suoi prodotti.
Che brutto sorridere e fare i complimenti davanti a degli oggetti che fanno ribrezzo.
Il marchio era qualcosa tipo “Giuseppina Criscitiello Designer”. Istintivo è stato il mio giudizio: terronate!
Ma se ti chiami così e fai cornici e arredo bagno di dubbio gusto almeno metti solo le iniziali, così da eludere qualche leghista.
Le mancavano i taralli e gli assaggini di piede di porco e avrebbe chiuso il cerchio.
Gli stand dei fuori salone sono così, o ti piacciono o ti fanno cagare.
Diesel è sempre presente e non ha ancora capito che è meglio che punti sui jeans piuttosto che sui divani. Secondo voi è utile una poltrona di borchie? Se ti siedi sembra che hai fatto il remake della Passione di Cristo.
Silvia quest’anno è rimasta delusa. Troppe sedie, troppe lampade e apparentemente niente di eco.
Fra i più bizzarri c’ erano quelli dello stand “Floor to Heaven” noto marchio di tappeti zarrissimi, talmente morbidi da poter essere indossati. All’ingresso c’erano due poverine vestite da tappettare della spiaggia.
Era vietatissimo fotografare i loro preziosissimi decori, c’erano persino due gorilla che giravano con i biglietti “No Photo”.
Voi comprereste un tappeto nero con milioni di Swarovski? Dopo un secondo vi ritrovereste il cane con i polpastrelli insanguinati e il bambino morto soffocato dai diamantini.
Dev’esserci un ormone nell’aria che fa dimenticare quello che vedi, appena esci da uno stand non ricordi più niente.

“Gabry hai visto quelle sedie di cartone che belle?”
“Guarda che è la raccolta differenziata della carta!”

Oltre ai giovani, il must di un evento con aperitivo è avere la vecchia scroccona.
Pare ci siano orde di anziani che monitorano tutte le feste e le presentazioni per andare a mangiare gratis.
A me sale una grande amarezza, perché capisco il motivo. Queste lo fanno per risparmiare e fa niente se di fianco a loro c’è un punk che bestemmia o una ragazza che vomita mojito, loro stanno lì, in piedi sulle loro scarpe flyflot e la pelliccia di astrakan(e) a mangiare panini e bere intrugli rosa.
Gli austriaci hanno provato ad uscire dal luogo comune delle palle di Mozart e della torta Sacher ma hanno con scarsi risultati.
Il solito stand della Vibram prova ogni anno a lanciare le scarpe da “Gorilla nella metropolitana” ma anche loro con scarsi risultati. Hanno pure brevettato la scarpina da montagna per il cane! Cretini! I cani sudano dai polpastrelli ci manca solo di tapparglieli con delle pattine di gomma!
Le Mbt Shoes, anti estetiche come non mai, sono ancora lì a tediare i passanti pensando di aver inventato l’acqua calda! Abbiamo capito  che sono comode, fanno dimagrire, favoriscono l’erezione e donano glutei sodissimi, ma siamo al Salone del Mobile non del Fitness di Rimini!
Mi dispiace dirlo, ma quest’anno per me non c’era molto di interessante, almeno per quello che ho visto io.
Forse gli orologi di Barbie di Pierre Bonnet 😛

In occasione del salone una giapponese, in una sola settimana, è riuscita ad organizzare una mostra fotografica per raccogliere fondi a favore della città di Ishinomaki, totalmente rasa al suolo dallo Tsunami.
Ha portato così Gianni Giosuè in Italia e mi ha dato l’occasione di conoscerlo da vicino.
Durante il suo talk ha incominciato a presentare le sue foto e a raccontare la sua esperienza.
Non dev’essere facile restituire un’emozione così forte, Gianni sembrava quasi gelido nel descrivere quei luoghi devastati.
Mentre l’organizzatrice piangeva a dirotto io mi sorprendevo nel vedere una giapponese mostrare le sue emozioni.
Gianni raccontava dell’odore di resina, dovuta ai pini sminuzzati,  che si sentiva nella zona di Sendai, di quanto la gente lo cercasse per sfogare con lui il proprio dolore e della fatica nel trovare qualcosa che raccontasse in immagini lo Tsunami. Tutto era stato portato via!
Ha detto di aver fatto l’autostop per visitare i paesi limitrofi, un po’ come ha fatto Will Ferguson nel libro Autostop con Budda, di aver trovato sempre qualcuno con il sorriso pronto ad accoglierlo e offrirgli qualcosa da mangiare.autostop con budda
Mi hanno colpito le foto delle macchinette delle bibite: quelle che non funzionavano per la mancaza di corrente erano piene. Nessuno aveva osato fare sciacallaggio.
Un popolo con una dignità fino al midollo.
La signora Jumi era contenta perchè la tomba di sua madre non era stata danneggiata. Ha regalato una mela a Gianni privandosi di una parte della sua razione giornaliera di energia.
Mentre passavano le foto di case falciate dalle navi, macerie e uomini soli pensavo a cosa sarebbe non avere più niente. Neanche la tua sedia di design preferita.
Volevo alzarmi e correre dai tappetari per domandargli se potevano donare un loro tappeto ai terremotati di Sendai, per farli stare più comodi. O da quelli della Vibram per farmi regalare degli stivali, per aiutare il popolo giapponese a stare in piedi tra fango e desolazione.
Ricordo quando Mia san è venuta in Italia e ha voluto visitare la chiesa della mia città. Mentre guardava la statua della Madonna mi diceva:

“Questa è la mamma di Gesù?”
“Sì…”
“Io non ho più nessuno e a volte mi sento sola”

Credo che ora dall’altra parte del mondo una popolazione si senta così.
E io, stupido, non so cosa fare se non scrivere!
Mentre Gianni continuava a presentare le sue foto sono riuscito però a ritrovare la mia anima trash: il microfono dal quale parlava era attaccato ad un “Canta tu” ed io ho sperato che nel finale, come un vero giapponese,  cantasse una canzone.
Magari Sakura dei Remioromen.

Ma lui divertito mi ha risposto che avrebbe preferito questa.
Abbiamo passato tutta la sera a parlare del Giappone e mi piaceva ascoltarlo.
Non è uno che idolatra il Sollevante, credo ne apprezzi la cultura ma, un po’ come me, ne sottolinea i difetti.
Credo che dica la verità, come lo fanno le sue foto. Peccato non me ne abbia fatta una…manco formato tessera!
Che Pikachu ti fulmini!

Il Portinaio

6 commenti

  • putredine

    porty,
    senza volerlo hai rievocato un’esperienza che io ho vissuto solo pochi anni fa.
    perdere ogni cosa: cani, casa, auto, mutande, medicine… tutto, perfino gli occhiali da vista di cui ancora faccio a meno.
    voglio dirti, però, che certe cose fanno molta più “impressione” a pensarle che a trovarcisi dentro.
    certo poi a pensarle non sanguini e non crepi di freddo, eppure il protagonista non può “vedere” ciò che atterrisce lo spettatore,
    credo sia un po’ come per le grandi montagne, quando si guardano da lontano: quando poi ci arrivi sotto trovi un sentiero, una parete di roccia o quello che ti pare… ma certamente non una montagna immensa.
    siamo piccoli piccoli, porty. talvolta è un limite, talvolta no.

  • stefanorfeo

    Bravo Portinaio!!! In effetti il Furoi Salone di quest’anno lasciava un po’ perplessi… Per fortuna c’e’ stata qualche bella iniziativa come quella che hai segnalato: le foto di Gianni Giosuè sono intense e vere, restituiscono emozioni profonde e invitano a riflettere….

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