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COMPAGNO DI STANZA

Che sbattimento.
Mancano pochi giorni al referendum e io non so ancora cosa votare. Sì, No, Forse o meglio Perchè?
Nel frattempo faccio da stagista infermiere a mia madre.
Eh già…perché mio padre ne avrà per un po’ in ospedale. Si è fatto venire un attacco cardiaco di quelli da cinema in più ha un’osteomielite al piede. Se continua così entro due anni potrà diventare un simpatico comodino. 😛
Il suo compagno di stanza è un povero anziano novantenne che non riesce a mangiare e nemmeno a parlare, ma scoreggia come un ossesso. Quando entri in stanza sembra di stare alle solfatare di Pozzuoli.
Ad assistere il moribondo petomane c’è suo fratello con la moglie, due pettegoli dell’alto milanese che parlano in dialetto stretto. Io li guardo e annuisco, ma è evidente che non capisco una mazza. Mia madre siccome è cresciuta nei cortili e lavorava in un negozio di scarpe riesce a comprendere qualsiasi idioma lombardo.

“Parè ‘n gatt che l’ha mangià i lüsert”

“Mamma che cosa ha detto?”
“Che il fratello è molto magro”
“E cosa c’entrano le lucertole?”
“Forse è ghiotto di rettili”

“Pudè segnass cul gumbet”

“E adesso?”
“Dice che è protetto dal Signore”

“Tirà föra i castegn del fögh cun la scianfa del gatt”

“Ora dice che suo fratello ha ucciso il gatto usandolo come mestolo per tirare fuori le castagne dal camino”
“Guarda che è un modo di dire!”

Il signore milanese ci ha obbligato ad affacciarci tutti dalla finestra per guardare il suo ex giardiniere, che sfortunatamente era in ospedale.
Qui sotto il dialogo surreale con mia madre.

“Quello era il mio giardiniere, poi è finito in un brutto giro di droghe”
“Si drogava?”
“No, spacciava”
“E quindi è in ospedale per curarsi?”
“No, è morta la madre”
“Che dispiacere”
“No, di tumore”

Io non sapevo se intervenire chiamando l’infermiera o premere il pulsante dell’allarme incendio.

“Poi è stato arrestato ed è rimasto in carcere per un po’ “
“Che dispiacere”
“No, spacciava”
“Adesso lo hanno rilasciato?”
“Sì, ma ha preso l’Aids!”
“Lo inculavano in carcere?”
“Sì, lo inculavano in carcere”

Poi si sono messi a urlare sempre più forte.

“E dove lo facevano?”
“Nelle docce!”

Alla fine ci ha salvato il vecchio in fin di vita con delle flautolenze da paura che hanno storidito mia madre e quell’altro coglione.
Se volete venire a trovare mio padre portatevi delle mascherine e anche dei tappi per le orecchie.

Il Portinaio

3 commenti

  • stefano

    ciao Portinaio,

    ti ringrazio per le risate che mi hai fatto fare.
    Il tuo stile (e forse io tuo mondo) è così distante dal mio (ma forse solo apparentemente) che mi affascina e mi incanta.

    a presto e grazie ancora

    Stefano

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