tears of clown
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IL RE DEI PAGLIACCI

Le condizioni di mio padre all’ospedale sembrano migliorare, nonostante la sua situazione sia critica.
Nella mia famiglia le malattie si vivono o in maniera teatrale e oppure nel silenzio più totale.
Una mia zia ha subito una piccola operazione al cuore e non ha detto niente a nessuno, forse per paura che qualcuno potesse verderla struccata.
Un’altra invece vive costantemente con medicinali che usa al posto delle caramelle.
Se vuoi una mentina ti rifila cardioaspirine, se preferisci un chupa chups ecco servito dell’antibiotico pronto da leccare, al posto delle stringhe di liquirizia ci sono dei gustosissimi diuretici e se per caso chiedi un caffè ti viene rifilato del Vicksmedinait.
Mia cugina, che ha subito un’operazione delicata, ogni volta che deve fare un check out medico pensa sempre a come potrebbe uscirne ringiovanita.
Esempio.

“Ha un herpes alle labbra”
“Posso gonfiarmele?”
“Dovrebbe operarsi di cataratta?”
“Nel frattempo una blefaroplastica?”

Essendo in tanti ci ammaliamo abbastanza frequentemente. Poi quelli più cagionevoli rischiano di più.
Mio padre ormai è diventato come il progratonista della favola del Lupo di Esopo.
Tutti i parenti credono che stia bene e risolvono la questione con una telefonata.
Ad oggi l’unico che si è presentato è stato il fratello di mia madre, dagli altri manco un whatsapp.
Meno male che abbiamo molti amici, così ogni tanto riesco a prendere fiato e posso stare a casa a lavare le mutande.
Oggi però sono stato costretto a rimanere tutto il giorno in camera con mio papà.
Non essendoci la televisione e un compagno di stanza con cui chiacchierare cerchiamo di divertici con poco.
Di solito lui scoreggia. Perchè è un po’ stitico e prende questa purga fatta con ali di pipistrello, fegato di drago e carcassa di antilope. Ogni volta che fa un peto bisogna evacuare l’ospedale, chiamare i pompieri e rianimare qualche vittima dei suoi afrori.
Poi giochiamo a lanciarci i fazzoletti sporchi di muccio del naso, facciamo le “penne” con la carrozzina e commentiamo gli altri invalidi del reparto.
C’è quello che vaga come uno zombie e parla da solo, la signora con l’ossigeno che si lamenta sempre e la rom con problemi circolatori che ha i capelli tutti schiacciati con la forma del cuscino, delle unghie da arpia e un dente ogni quarto d’ora.
Mia madre, da brava cattolica, mi dice sempre:

“Se vai giù a prendere il caffè portati dietro il cellulare, il portafoglio e le chiavi dell’auto”
“Perchè?”
“Bisogna stare attenti”
“A chi???????”

E mi indica con il dito la stanza a fianco.

“Quella di fianco è una zingara e di solito quelle rubano e ti fanno la cacca sul letto”
“Guarda che non riesce a camminare”
“Però ha tre figli!”

Stamattina mia madre ha pagato cappuccini e brioches a due extracomunitari di colore perchè gli facevano tenerezza. Poi però quando si trova davanti ad altre etnie, che nella sua testa identifica come pericolose, le prende quella piccola vena di razzismo, che hanno tutti i miei parenti.
Mia zia ad esempio ha un sacco di appartamenti che non riesce a vendere. Uno dei tanti l’ha praticamente regalato alla sua colf ecuadoregna.

“Vedi ci stanno invadendo. Ormai si comprano tutto”
“Veramente sei tu che gliel’hai venduto”

La diagnosi è una sola. Tutta la mia famiglia, fino al sesto grado, è dispercettiva. Me compeso. Fate conto che mi vedo biondo! 😛

– La dispercezione, secondo il dizionario, è un’ alterazione della facoltà di percepire, di acquisire cioè, mediante i sensi, informazioni su sé stessi e sul mondo circostante. (mia zia pensa di avere 30 anni e di essere l’erede di Maria Tudor detta la sanguinaria)

– La dispercezione comprende riduzione del numero di elaborazioni in un determinato tempo, disfunzione della loro sintesi e mancata integrazione con le altre facoltà mentali. (Per mio cugino esiste solo l’Inter)

– Tali difetti di organizzazione soggettiva degli stimoli sono tipici del delirio e degli stati confusionali acuti. (Mia zia pensa di essere stata truffata dai suoi fratelli nonostante io gli abbia giurato che il nonno aveva 1000 lire sul conto corrente)

– Anche la mancanza di attenzione può generare una dispercezione.
I dialoghi con mia cugina:
“Ciao lo sai che il mio papà è all’ospedale?”
“Oggi mentre attraversavo le strisce pedonali un camionista mi ha detto -bella figa”

La dispercezione è spesso accompagnata, per questi motivi, a disorientamento nel tempo e nello spazio. Gli errori di valutazione degli stimoli ambientali e il mancato riconoscimento delle persone sono un altro suo aspetto, che può portare ad allucinazioni.
Una mia zia pensa che i suoi cani siano gli unici parenti a cui voler bene e che siano i più belli del mondo nonostante abbiano una fiatella di cadavere e zolfo. Vive in una partita di burraco perenne.

Mia madre ha avuto la malaugurata idea di portare una suora in camera per farci fare la comunione.
Mio padre si irrita quando vede preti e cosplayer cattolici, ma ha comunque preso l’ostia. Io ho fatto un sacco di selfie da pubblicare su Instagram e sono riuscito a immortalare la suora dietro la tenda arancio che maliziosamente sembrava stesse facendo altro. Poi mi sono preso gli sgridi dalla mamma!

suora in ospedale

A metà pomeriggio sono arrivati i clown, con i loro nasi finti e i palloncini.
Uno di loro si è avvicinato a un paziente a cui avevano appena amputato un piede e gli ha detto: “Dai…se ne fa fare uno di legno da Geppetto”.
Intanto non c’è un cazzo da ridere. Poi come ti viene in mente di fare una battuta del genere? Non lo sai che ormai ci sono protesi in fibra di carbonio? Mica siamo all’Ikea! 😛
Mia madre ha cercato di intrattenerli con i suoi monologhi sull’amore per la famiglia, poi ha degenerato. Li ha legati con una corda e obbligati ad ascoltare tutta la sua storia, da quando mi aveva dato alla luce con un parto “asciutto” fino allo scippo che ha subito all’Esselunga il Natale scorso.
Infine ha sottolineato che è molto innamorata di mio padre, che io sono il figlio più bello del mondo e che siamo dei disordinati sporcaccioni. Quindi suo malgrado le tocca farci da geisha, così almeno non pulisce due volte.

Sono andato a fumarmi una sigaretta fuori dal balcone, di fianco agli spogliatoi dei clown.  La più anziana commentava mia madre: “Ma come si fa ad essere contente di fare la Geisha. Io sono per la parità dei sessi, io non so certa gente…”

Mi sono affacciato giusto per farmi vedere, poi sono corso in camera di mio padre, ho preso il palloncino e gli ho fatto una foto.
Allora chi è quello che fa più ridere?

pagliaccio

Il Portinaio

 

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