EVENTO RIPETUTO #Vogliodormireconte
“Ciao attore -mio preferito – che dimentica il copione, come stai?”
“Buonasera caro regista – ruffiano – cosa vuoi?”
“Volevo invitarti a cena insieme alla troupe e agli interpreti”
“Offri tu?”
“No, ognuno paga il suo!”
“Ma io sono precario”
“Vedrai che prima o poi avrai anche tu uno stipendio e i contributi pagati”
“Almeno mi dai un Euro per il carrello della spesa?”
“Usa i cestini, sono gratis!”
Ho tagliato i baffi perchè non avevi mai visto le mie labbra. Non mi ero mai accorto che filtravano le parole.
Il lavandino assomiglia a un formicaio.
E’ vero, non sto poi così male. Sembro più giovane.
Chissà poi perchè li tenevo, forse per proteggermi. Diventavano antenne, mantenevano l’equilibrio fra il mento e il naso e poi attiravano l’attenzione su di noi.
Ho messo il dopobarba che mi ha regalato tua madre, brucia.
La mia pelle non sopporta i prodotti con l’alcol, eppure ho resistito. Come tutti dovrebbero fare.
Non ha un cattivo profumo, l’abbiamo presa in giro dicendole che sapeva di vecchio. Ma era un regalo e poi mi ricordava quando da piccolo guardavo mio nonno fare la barba. Lui usava il pennello e la schiuma della Proraso, quella da montare. Poi si girava e me la metteva sul naso.
“Vedrai da grande la farai anche tu”
Il primo rasoio me l’ha regalato lui e la prima volta che l’ ho provato mi sono tagliato.
Anche questa volta è successo. La pelle sotto i baffi è diventata più sensibile, non regge neanche ai miei piccoli gesti.
Non ho una buona mano.
Stamattina non ti ho sentita.
Ieri sera sai cosa ho fatto?
Ti ho aspettata nel tuo cortile, sperando che mi rincorressi giù dalle scale e che iniziassi a urlare “Fermati!”.
Mi sono acceso una sigaretta e sono rimasto a guardare quella stupida statua della Madonnina che veglia su quattro biciclette.
Perchè mi fissa? Cosa ne sa dell’amore se non l’ha mai fatto?
Possibile che gli uomini si siano inventati dei come Zeus e Apollo che punivano e scopavano in giro per poi disfarsene e ideare un capellone masochista che si è sacrificato senza nemmeno provare un piacere carnale?
Perchè sto qui a conversare con un simulacro? Cazzo vieni a prendermi!!
Ho in mano due giocattoli, te li ho rubati mentre tenevi le mani sugli occhi.
Poi ho cambiato idea, perchè mi avevi detto di insegnarti come si fa ad amare.
Allora sono corso davanti alla tua casella postale e ho cercato di infilarceli dentro, ma la fessura era troppo stretta. Ho rotto il vetro, quasi a infrangere il muro fra me e te. Sono appoggiati lì, spero ci siano ancora e che quel musone del Portinaio non li abbia rubati.
Tranquilla pagherò i danni per questa cosa, mandami pure la lettera dell’amministratore.
Davanti alla tua porta ci sono ancora le tracce degli addobbi di Natale, ti avevo detto “Abbi cura di te”, ma non conoscevo il significato di quelle parole. Le ho pronunciate perchè ti conosco bene e perchè volevo farti piangere.
Sono uscito sbattendo la porta, non ho preso l’ascensore.
La mia non è una fuga, ma un’entrata in scena.
Ti ho aspettato nel tuo cortile.
Se guardo un mio baffo in controluce noto dei riflessi rossastri, dicono che sia il fumo. Me lo dicevi anche tu che s’impregnavano di qualsiasi odore. Per questo non mangiavo più. Riuscivo a stare in piedi con una mela e uno yogurt al mirtillo. Le mele me le sbucciavi sempre tu, perchè mi conosci bene, sai che non mi sporco le mani.
Poi un caffè ristretto e una sigaretta delle tue. Bianche.
Non ti ho ripresa per un capriccio, nemmeno per vendetta. Non si dovrebbe più giocare alla nostra età con i sentimenti, ci sono le professioniste a pagamento se vogliamo divertici. Loro sì che fanno un bel mestiere, paghi, svuoti e tutti a casa.
Mi hai chiesto perchè? Perchè proprio tu.
E non hai voluto risposta.
Ti ho chiesto allora perchè? Perchè proprio io?
E mi hai decantato come un vino pregiato. Mi hai paragonato a un mago che sa mettere tutto al posto giusto senza muovere un dito.
La parola giusta quando non si sa cosa dire.
Il movimento giusto quando si è tutti e due legati.
Come non si può innamorarsi di me? L’hai detto tu.
Quel che sentiamo come tristezza è la mancanza di riconoscimento verso noi stessi.
Eppure ero esattamente dove volevo essere. Davanti ai tuoi occhi. Per la seconda volta.
Si è ripetuta la stessa probabilità. La mia indagine perpetua sull’amore è finita quando mi hai chiesto “Insegnami come si fa?”.
Mi sono accorto di esserci vicino, anche se non ce l’ho ancora in tasca la verità.
Ma per cercarla non ho bisogno di mettermi come Budda sotto un albero.
Allora te la dico: è che sei proprio tu quella che cercavo, una che facesse uscire la parte migliore di me e che mi insegnasse a dire basta.
Sei la risposta alle mie domande, sei la verità dietro ai miei inganni.
Non hai nessuno effetto speciale, i tuoi baci sanno di qualcosa di familiare, che mi commuovono.
Mi piace la tua prudenza e il tuo scatto sotto rete.
Perchè non mi sono accorto prima che mi stavi costruendo tu? Non ero io. Lo sapevi benissimo vero?
Che la scheda madre avrebbe pronunciato quella parola, perchè il suo suono non lo sentivi da tanto tempo. Non sei stupida.
E’ così.
Non c’è stato sbadiglio fra di noi, piuttosto insonnia per non perdere tempo.
Nessun debito, ma solo crediti da spendere.
Mi hai allontanato senza che io potessi dirti queste cose. Mi hai detto “Non torno più”, anche se mi pentirò.
Quando ho tagliato la barba lo volevo fare perchè non avevi mai visto le mia guance. Non mi ero accorto che filtravano i miei sorrisi.
Adesso le vedo. Sono rosse, perchè mi vergogno spesso.
Però ho lasciato i baffi, mi ricordano mio zio e fanno tanto serio e maturo.
Stasera ci incontreremo nuovamente, dici che hai voglia di rivedermi.
Credevo di averti perso, d’altronde non è sempre facile. Che bello se potessimo essere allievi e insegnanti insieme.
Ti ho guardata mentre camminavi distratta con un cappotto color cammello. Da quanto mi stavi aspettando su quella panchina?
Non so per quale motivo sei ritornata.
Sono un bugiardo…lo so benissimo. Ho inclinato con le parole l’asse terrestre e per colpa della gravità sei caduta fra le mie braccia.
Entro nel tuo mondo ogni volta che scrivo, rimango legato ogni volta che il regista accende la telecamera.
Non ha funzionato la prima volta, nemmeno la seconda. Eppure ti aspetto.
Sai ho incontrato un bambino che tutti gli anni a Natale scrive lo stesso biglietto alla mamma, non perchè non sappia cosa dirle, ma perchè crede che un istante ripetuto nel tempo diventa eterno.
Dice “Ti voglio un mondo di bene senza nemmeno lasciare una viuzza”
Vorrei che lo conoscessi, te ne innamoreresti!
Il Portinaio
“Visto che ho vinto un bel gruzzoletto che ne dici se ti seguo in Giappone con la telecamera?”
“No! Sei peggio delle piattole nelle mutande! E cosa ci vieni a fare?”
“Sai volevo dare un respiro internazionale al film”
“Se vuoi puoi seguirmi mentre vado a fare benzina in Svizzera!”
Tenetevi gli uni accanto agli altri, ma non troppo vicini, così come le colonne del tempio si ergono a distanza, come il cipresso e la quercia non crescono l’uno all’ombra dell’altro. (Kahlil Gibran)
Cipresso sei tu! Meglio questa! 😛
E del tuo mondo parte faró
Accanto a te sempre cosí solo con te
Quando accadrà? No non lo so, ma del tuo mondo parte faró
Guarda e vedrai che il sogno mio si avvererá! (Quella ornitomorfa di Ariel)
3 commenti
Utez
Senza nemmeno lasciare una viuzza hahahahaha che simpatico però!
Lorenza
Mi hai commosso!
Alessia
rubo perle dai tuoi post e le conservo qui in un angolo…