VOLEVO UN GATTO NUDO
Abitano sui caloriferi, altri sono per strada, alcuni hanno la congiuntivite.
Sono parte delle nostre vite per anni. Si presentano durante l’ora di pranzo, di notte ci sorvegliano e la nostra pancia diventa la loro dimora.
Non sono un gatto.
Ma ho sempre cercato quello più adatto a me.
Sarà possessivo e affamato, magari alla moda con quell’accento che lo contraddistingue dai comuni europei.
Ma non credo faccia per me. Dorme sempre alle mie spalle.
Sarà l’aristocratico siamese ad ammaliarmi con le sue fusa. Il suo color champagne mi disseterà l’anima, diventerò suo schiavo e mangerò nelle sue ciotole. Poi quando scoprirà che non potrò mantenerlo se ne andrà sgattaiolando dalla porta dimenticata aperta.
Ci vorrebbe un felino appassionato di tonno, che rimanga davanti allo zerbino ad aspettarmi, ma sicuramente si venderà al primo maestro di sushi di passaggio.
Così shakerando una scatola di crocchette aspetto.
Mi stanco e appoggio la testa sul vaso dei fiori.
Di solito graffiano, rovinano divani e vibrano in segno di affetto.
Forse se aspettassi, se non fossi così impulsivo sarebbe lui a scegliere me.
Sul balcone si avvicina lei, non è un gatto.
“Cosa ascolti?”
“Niente, una canzone a caso dall’Ipod”
“Non essere distratto”
“Perchè?”
“E’ arrivato”
Nell’angolo alla mia destra, ha fatto capolino lui. Il gatto per me.
E’ nudo!
Lo chiamano così.
Si avvicina senza paura, non ha timore di niente.
Mi ruba un bacio e poi se ne va.
I gatti non baciano. Quindi non può essere un gatto.
Il giorno dopo ritorna. Provo a toccarlo, ma mi vergogno. Metto le mani davanti agli occhi come una scimmietta ammaestrata.
Ma lui prende l’iniziativa e mi sorride.
Riesce a fare anche il broncio, il viso contrito e, a richiesta, ride a crepapelle.
A richiesta mica tanto, mi sa che sono io che lo faccio sbellicare dalle risate.
Sono goffo e impacciato. Mi muovo delicatamente perchè non voglio calpestarlo.
Poi fugge di nuovo e non lo vedo per qualche giorno.
Lei ritorna sul balcone e mi domanda come è andata.
“Allora raccontami. E’ vero che sembrano di un altro pianeta?”
“Credo che loro non sappiano di essere speciali, si sottovalutano”
“Cosa ti piace di lui?”
“Suda!”
“Cosa?”
“Sì suda come un essere umano. Ti lascia addosso il suo odore. Non c’è aria condizionata che tenga, ti scalda, si prende cura di te, tiene conto dei tuoi spostamenti, diventa ombra, parte della tua spalla e ti guarda dritto negli occhi.”
Il gatto nudo riprende il suo giro e tutti i giorni si preoccupa di venirmi a trovare.
Mi insegna come aumentare il calore del corpo, mi dedica attenzioni e ogni tanto piange.
Sembra abbia paura di innamorarsi.
Io gli tengo la zampina. Noto che non ha i baffi, nemmeno un capello, forse una striscia di peluria sotto il mento.
“Sai che mi piaci?”
Peccato che non possa rispondermi.
Non so neanche il suo nome.
Facciamo così…lo sceglierò io per te!
Cosa preferisci qualcosa legato al mio mondo? Magari un’eroina dei cartoni animati, oppure una protagonista di un fumetto anni settanta. Meglio qualcosa di più altolocato e storico, tipo da nobile decaduto russo.
Il gatto nudo si avvicina e mi ruba ancora un bacio, trema come una foglia nonostante l’afa.
Questa volta mi parla e dice di voler far felice tutti.
Ma dopo avermi incontrato si è fermato. E’ rimasto confuso e si è dimenticato di mangiare.
Ti faccio questo effetto?
Eppure tu sei così incomparabile. Potresti sbarazzarti subito di me e scegliere un nuovo padrone.
Non fare quella faccia lì, fermati un attimo, lo so che hai bisogno della lettiera…ehi!!? Ti sto parlando!!
Il gatto nudo è tornato al lavoro. Non è mica un felino tutto casa e whiskas.
“Com’è andata oggi?”
“Non lo so…mi sembrava spaventato, forse se gli dicessi la verità”
“Ti costerà tantissimo”
“Potrei portargli dei fiori in segno di riconoscenza”
“Forse meglio la verità”
Il gatto nudo passa attraverso la mia porta con un sacchetto di biscotti e un melone scaduto.
Pensa che io abbia fame.
Il suo corpo da modella ipnotizza, ogni grinza della sue pelle potrebbe rivelare storie fantastiche.
Oggi è stato dal veterinario, perchè ha dei controlli da fare. Dice che l’amore l’ha un po’ debilitato.
Ci sediamo sul letto e iniziamo a scrutarci. La sua coda prende la forma di un punto di domanda.
Non parla. Sono io che l’ ho idealizzato donandogli il verbo.
Mi guarda di tre quarti e strizza l’occhio. Poi come una contorsionista alza la gamba e si pulisce. Il rumore della sua lingua sulla pelle sembra cartavetrata pronta a scavarti.
Dimmi gatto nudo se improvvisamente ti sentissi colmo cosa faresti? Ti lasceresti esplodere creando un nuovo mondo? Come un big bang?
Abiteresti con me fino alla fine dei tempi? Ti prenderesti cura quando sarò malato?
Se in mezzo alla folla perdessi di vista il tuo sguardo con il tuo istinto sapresti ritrovarmi?
Se tutto il mondo si accanisse contro di me tu mi difenderesti come una leonessa con i suoi cuccioli?
Dimmi gatto nudo lo faresti solo per me?
Se sbagliassi gli ingredienti di una torta mi perdoneresti?
Se non riuscissi nei miei intenti tu crederesti ancora in me?
Se ti dicessi che non ho più paura tu mi spaventeresti comunque?
Gatto nudo restò fermo per un attimo, sapeva come muoversi fra sentimenti smarriti e lacrime da coccodrillo.
Detestava le scuse, lo infastidivano mosche e ringraziamenti. Lui era abiutato ai gesti.
Così facendo tremare i mondi dei terrestri mi diede una carezza e sussurrò:
“Tu piccolo mortale lo sai cosa sei?”
Non gli ho dato ancora un nome, però vorrei che si chiamasse amore!
“Misto all’incenso il sapore di un pasto frugale
i ricordi storditi dal tempo
pur essendo simile a tante tante altre persone
era speciale…speciale” (C.C.)
Il Portinaio